La costa

 

·         generalità

·         la conformazione geologica della costa

·         il calcare del monte Antola

·         il conglomerato di Portofino

·         le coperture quaternarie

·         cenni di di geomorfologia

·         le spiagge di fiumara

·         le coperture di terra

·         la vegetazione costiera

·         flora terrestre costiera

·         gli animali della costa

·         fauna terrestre costiera

·         gli uccelli nell'area marina protetta 

·         adattamenti e sopravvivenza 

Generalità 

Il Promontorio di Portofino  ha uno sviluppo costiero di 13 chilometri circa. Piccole porzioni di costa non fanno parte dell'area tutelata e, pur  conservando uno speciale fascino, risultano maggiormente antropizzate.  Sono quelle dove si trovano i Borghi di Portofino, San Fruttuoso e Porto Pidocchio che tuttavia, dal punto di vista territoriale, costituiscono un tutt'uno con l'area protetta, arricchendola con tesori artistici e architettonici unici al mondo.   

In questo particolare lembo di liguria coesistono due entità geologiche distinte: il conglomerato "puddinga" di Portofino e il calcare del Monte Antola, entrambe rocce sedimentarie formatesi in ere geologiche diverse. Esistono inoltre coperture quaternarie, soprattutto nella zona di contatto tra il conglomerato e il calcare.Le coste dell'area marina protetta sono in gran parte molto ripide, quasi a precipizio, soprattutto nella parte sud più esposta al mare aperto, mentre  altre, nelle aree C  vicine ai centri abitati (Camogli, S. Margherita e Paraggi), si immergono più dolcemente nel mare; in queste zone sono presenti piccole spiagge e calette. Se si osserva la costa non passa inosservato che lungo  il Promontorio di Portofino spesso la terra è un tutt'uno con il  mare senza soluzione di continuità, nel senso che il mondo vegetale  emerso arriva letteralmente in alcuni punti a "toccare" le acque marine. Che poi questo ambiente sia in perfetta armonia viene testimoniato dalla ricchezza di specie che vivono negli ambienti costieri,  e che si adattano  chi più chi meno, a situazioni limite (vita su scogli in assenza di substrato o in condizioni di forte salinità). Dove esiste la copertura di terra, in alcune zone già a qualche  metro dal livello del mare, si sviluppa una rigogliosa macchia mediterranea con alberi anche imponenti di leccio (Quercus ilex). In altre zone, invece, maggiormente assolate compaiono pini d'Aleppo (Pinus halepensis) e piante xerofile.

La foto  di un accesso al mare lungo la strada panoramica che conduce a Portofino, rende l'idea di come la natura sia ancora abbastanza integra: il corpo fruttifero di un fungo come quello dell'immagine (Russula sp.), infatti, è un chiaro indice di ambiente poco contaminato. Inoltre  quando si è in presenza di micorrize, ossia di associazioni tra radici degli alberi e alcuni funghi terricoli, gli alberi sono in genere più sani e vigorosi e meno soggetti agli stress ambientali.

 

Spesso lungo la costa sfociano piccoli corsi d'acqua, come a Paraggi, S. Fruttuoso di Camogli e Cala dell'Oro. Alcuni di essi convogliano le acque solo nelle stagioni più piovose, altri non rimangono mai in secca e garantiscono anche vicino alla costa la sopravvivenza di felci e piante di ambiente ombroso.

foto Girani

La costa garantisce la sopravvivenza, e in alcuni casi la nidificazione, di numerosi animali; in particolar modo di uccelli marini anche poco comuni e di altri terrestri che vivono anche sulle scogliere a picco sul mare, come il falco pellegrino (Falco peregrinus). Senza ombra di dubbio, come vedremo, le scogliere sono un vero e proprio patrimonio ambientale perché racchiudono in spazi ristretti un grande numero di specie viventi.

 

La conformazione geologica della costa

Le rocce di cui sono costituite le coste del Promontorio di Portofino sono di origine sedimentaria. Come si può vedere dalla cartina in basso esiste una netta separazione  tra i calcari del Monte Antola e il conglomerato di Portofino. In minima parte esistono anche coperture quaternarie  che, soprattutto verso Portofino si trovano in prossimità della superficie marina.

   

Il Calcare del Monte Antola

Il monte Antola (1597 m) è  la cima più elevata del parco omonimo e si trova in corrispondenza dell'entroterra di Genova, tra la Liguria ed il Piemonte, sul crinale che raccorda l'alta valle Scrivia con l'alta val Trebbia. La roccia di cui è costituito il Promontorio di Portofino prende il nome da questo monte perché la copertura litologica è la stessa e scorre continua tra le due zone geografiche. Il calcare ha tuttavia subito nel corso dei millenni vari rimaneggiamenti testimoniati oggi dalla presenza, in particolari zone del promontorio, di strati non più nell'originaria posizione orizzontale.  Nella foto in basso  si osserva, nell'area costiera in corrispondenza dell'abitato di San Rocco di Camogli,  la deformazione delle rocce, dove gli strati sono ripiegati in modo molto evidente. Il fenomeno è dovuto prevalentemente al limitato spessore degli strati stessi ed alla relativa plasticità delle marne e delle argille presenti nella roccia. Il calcare del monte Antola è una formazione flyshoide originata dall'accumulo di materiali detritici più o meno fini trasportati da correnti  sul fondo di depressioni marine. E' costituito da strati calcareo-marnosi intercalati da argilloscisti, scisti arenacei e marnosi, calcari arenacei e da arenarie micacee la cui deposizione in sedimentazioni successive è risalente a periodi compresi tra i 90 e i 55 milioni di anni fa.

Gli strati assumono forme talvolta spettacolari ed hanno spessore  variabile da qualche centimetro sino, raramente, a oltre il metro. L'eterogeneità degli strati e i processi erosivi  accompagnati alla fratturazione diffusa della roccia da origine localmente a piccole frane come quella attiva sotto S. Rocco di Camogli nell'area costiera della zona "C" dell'area marina protetta.

Pur mostrando colorazioni variabili, sono rocce prevalentemente grigie, solcate da righe bianche, dovute a deposizioni di calcare che ha riempito le fratture che le attraversano (deposizioni secondarie avvenute in tempi più recenti).  Dalla foto in alto si apprezza anche la diversa consistenza delle rocce che costituiscono gli strati, che hanno resistito con maggiore o minore successo agli agenti erosivi. Se si osserva con attenzione la roccia talvolta si possono distinguere le tracce fossili lasciate, con molta probabilità, da vermi della specie Helminthoidea labirintica,  che si muovevano alla ricerca di cibo sui fangosi fondali marini, con particolari traiettorie ricurve.

Le tracce fossili sul calcare del Monte Antola

  

Il conglomerato di Portofino (puddinga)

La parte più a sud del Promontorio di Portofino tra Punta del faro di Portofino e Punta Chiappa è costituita da  conglomerato risalente a circa 30 milioni di anni fa (oligocene). Questa particolare roccia è costituita da ciottoli di varia grandezza ma anche da materiale di dimensioni inferiori,  cementati da una matrice calcareo arenacea o alcune volte marnosa che farebbe pensare ad una sedimentazione in ambiente marino.

I tipi di roccia di cui sono costituiti i ciottoli hanno varia origine: calcari marnosi ed arenacei, calcareniti, diaspri, rocce ofiolitiche, scisti cristallini. Nel conglomerato sono inoltre diffuse fratture riempite spesso da calcite cristallizzata. Il conglomerato è una roccia particolarmente resistente che  costituisce le grandi scogliere a picco sul mare del fronte meridionale.  In queste, fortemente irregolari e con ampie fessure si aprono insenature e piccole cale, e sono presenti grotte costiere o anche piccole cavità e nicchie.

foto Malatesta

   

Le coperture quaternarie

Le coperture quaternarie, risalenti agli ultimi due milioni di anni, si sono originate dalla deposizione di materiale da parte dei corsi d'acqua, da depositi alluvionali e da coltri di detriti e frane, rilevabili, soprattutto, nella zona di contatto tra i calcari e il conglomerato ma anche lungo alcune coste  nella zona C di levante.

 

Qualche cenno di geomorfologia

Tra  Genova a Chiavari la zona litoranea è costituita da calcari del monte Antola ed ha subito un progressivo arretramento a causa dell'erosione dovuta agli agenti meteomarini.  il Promontorio, più sporgente, è stato interessato da fenomeni erosivi di minor entità, protetto per così dire dalla copertura del  resistente conglomerato.
La costa meridionale del promontorio, si sviluppa per una lunghezza di circa sei chilometri, ed è caratterizzata da elevata pendenza e forma estremamente varia e modellata, con imponenti pareti irregolari, incise nella parte bassa dall'azione del mare. Come abbiamo visto nella parete sono presenti anche nicchie e piccole cavità con molta probabilità formatesi anch'esse per l'azione erosiva del moto ondoso e degli agenti meteorici.

Le pareti rocciose proseguono spesso con la stessa pendenza anche sotto la superficie del mare.  A causa dell'elevata pendenza dei fondali i materiali rocciosi che  si sono staccati in tempi diversi dalla costa non si sono accumulati a formare fondali detritici e di scogliera a massi di frana se non in alcune zone dove il declivio del fondale è più dolce ossia a  Cala dell'Oro a San Fruttuoso di Capodimonte e nella zona denominata Cala Ruffinale.
La costa  occidentale, nella zona C di ponente, è costituita quasi totalmente da calcari del monte Antola e si caratterizza allo stessa maniera di quella meridionale per la notevole pendenza. Risente dell'azione erosiva del moto ondoso, sostenuto dal vento di libeccio.
La costa orientale, soggetta ad un minor moto ondoso generato dai venti di levante; prevalentemente scirocco, è sottoposta ad una azione erosiva meno accentuata ed è caratterizzata dalla presenza di spiagge, nelle zone a declivio più dolce o in corrispondenza della base di piccole valli e canaloni. Spesso lungo il litorale si trovano grossi massi di conglomerato distaccatisi dalla costa. Probabilmente alcuni di essi possono essere stati movimentati anche durante la costruzione della strada che collega S. Margherita Ligure a Portofino, che ha previsto il taglio di porzioni di parete rocciosa. Questa zona inoltre risente degli apporti di sedimento portati sino al mare dal fiume Entella che sfocia circa cinque miglia a est e che tendono ad aumentare la torbidità delle acque e ad infangare i fondali. 

   

Le spiagge di fiumara

Alle foci dei torrenti che scorrono sul promontorio si sono formate nel tempo spiagge di fiumara, costituite da sabbia e ciottoli portati a valle dalla forza delle acque. Oggi, tuttavia, le spiagge esistenti sono state completamente rimaneggiate a causa dei ripascimenti (aggiunta di materiali simili agli originari come sabbia e ciottoli di calcare), come a Paraggi e a S. Fruttuoso di Camogli. Permangono situazioni originarie o parzialmente modificate solo in calette dove gli arenili sono di estensione limitata.

 

Le coperture di terra

Lungo la costa, a pochi metri dal mare, solo in alcune zone si osserva la presenza di terreno, principalmente dove la limitata pendenza ha favorito il permanere di residui di varia origine. Nelle due zone C si trovano punti in cui le coperture sono evidenti ma comunque sempre di limitato spessore; qua e  là  si ritrovano infatti rocce affioranti.
La situazione è molto diversa nel fronte sud dove solo in piccoli punti o in zone come S. Fruttuoso di Camogli e Cala dell'Oro, dove tra l'altro sono presenti sorgenti d'acqua, si sono formate coperture che nel corso degli anni hanno consentito lo sviluppo di vegetazione.

   

La Vegetazione costiera (sino e poco sotto al livello del mare)

Lungo il promontorio si incontrano diverse condizioni climatiche che originano microambienti sostanzialmente differenti. A livello costiero si ritrova, nelle zone prossime al mare, una vegetazione costituita da alofite tipicamente rupicole di cui forse il rappresentante più diffuso è il finocchio di mare (Crithmum maritimum).  Si tratta di piante adattate a resistere bene ai venti e alla salsedine e capaci di vivere in condizioni limite come sulle rocce, quasi in assenza di substrato.

Altre piante ben adattate a queste condizioni limitanti sono le sclerofille mediterranee, rappresentate in primo luogo dal leccio (Quercus ilex) e dal pino d'Aleppo (Pinus halepensis).
Negli ambienti ombrosi che si sviluppano sotto coperture arboree (macchia di leccio) o nelle zone che ricevono solo poche ore di sole al giorno sono presenti piante tipicamente ombrofile ma anche muschi e felci e anche alcune selaginelle (
Selaginella denticulata) come quella riprodotta nelle pagine successive.
Le zone maggiormente esposte al sole (fronte sud del promontorio) sono perlopiù colonizzate da pinete e piante xerofile ed in minor parte da macchia dove è presente anche il leccio, che si adatta con qualche modificazione delle foglie all'ambiente più secco.

La copertura vegetale giunge sino in prossimità della superficie del mare, prevalentemente lungo i due lati del promontorio. In gran parte del fronte sud le scogliere spesso perpendicolari e le condizioni estreme non consentono lo sviluppo di manti vegetali se non ad una certa altezza dal mare. 

Come si è visto, nelle aree costiere dove sono presenti strati di terra, spuntano occasionalmente corpi fruttiferi che denotano la presenza di funghi simbionti di alcuni alberi. Anche i licheni vivono nella fascia costiera con alcune forme epifite che si rinvengono talvolta sulla corteccia degli alberi e con altre forme dette epilitiche che si rinvengono sulle rocce. Degna di nota Verrucaria symbalana,una specie  che sopravvive nella zona costantemente bagnata dalle acque del mare.
La zona regolarmente interessata dalle maree (escursione massima 30 cm) è ricca di alghe brune del genere Cystoseira, nelle zone esposte alla luce solare, mentre, nei luoghi più ombreggiati,  si sviluppano invece formazioni di alghe coralline. In alcuni punti lungo la costa, come a Punta Chiappa e a "Niasca", si trovano alcune pozze di marea che ospitano numerose alghe verdi, rosse e brune e possono essere abitate da una fauna molto particolare.

 

La flora terrestre costiera

Le specie vegetali presenti lungo la fascia costiera dell'area marina protetta sono tra quelle elencate tra le liste floristiche  del Parco Regionale di Portofino. In realtà le coste del promontorio si considerano appartenenti ad entrambe le aree tutelate. Le spiagge hanno estensione molto limitata e su di esse non si sviluppano alofite, ma al massimo e stagionalmente specie infestanti. Ben più interessanti sono le piante  rupicole che, tuttavia, tendono a mescolarsi con quelle della fascia soprastante.Oltre al finocchio di mare troviamo sulle rocce anche la Cineraria marittima (Jacobaea maritima), il fiordaliso tirreno (Centaurea aplolepa) e la rara statice ligure (Limonium cordatum). Queste piante sono resistenti all'aridità, alle alte temperature e alla salsedine in maniera molto spiccata ma più in generale queste sono caratteristiche comuni anche alle altre piante che si osservano maggiormente distanti dalle acque marine.
Poco più in alto sulle rupi oltre alle specie precedenti si possono trovare piante come la valeriana rossa (Centranthus ruber), l'Inula viscosa (Dittrichia viscosa), il cappero (Capparis spinosa), la borracina bianca (Sedum album) il ginestrino delle scogliere (
Lotus cytisoides) e, occasionalmente, l'asterisco spinoso (Pallenis spinosa),  o piccoli arbusti come l'euforbia arborea (Euphorbia dendroides)  e il mirto (Myrtus communis) o ancora erbe come la lisca (Ampelodesmos mauritanicus).

Nelle aree dove il moto ondoso è meno intenso il manto vegetale scende molto vicino al livello del mare e si rinvengono lembi di lecceta con alberi di diverse età. In queste zone, oltre al leccio (Quercus ilex) si incontrano roverelle (Quercus pubescens), meno numerose e  riconoscibili perché d'inverno non perdono mai completamente le foglie che  rimangono secche attaccate ai rami, e ornielli (Fraxinus ornus), alberi dalla corteccia liscia e chiara e dalla cui linfa si può ricavare la manna.  In associazione a queste piante sono presenti anche piante tipiche della macchia mediterranea come lentisco (Pistacia lentiscus), viburno (Viburnum tinus), erica (Erica arborea), alaterno (Rhamnus alaternus) e corbezzolo (Arbutus unedo), nonché altre piante lianose come la salsapariglia (Smilax aspera)  e la robbia (Rubia peregrina), rampicanti come il caprifoglio dei boschi (Lonicera implexa) o  piccoli cespugli di pungitopo (Ruscus aculeatus)  e di cisto (Cistus salvifolius).
Nelle zone ombrose e umide a ridosso del mare, anche fuori dalla protezione delle fronde degli alberi si possono osservare muschi, epatiche e selaginelle, felci come il polipodio meridionale (Polipodium cambricum), l'erba rugginina (Asplenium trichomanes), l'asplenio maggiore (Asplenium onopteris), la più rara lingua di cervo (Phyllitis scolopendrium) e piante come l'Arisaro (Arisarum vulgare), e il più rupestre ombelico di venere (Umbilicus rupestris). Lungo tutta la costa si osservano numerosi pini, soprattutto pino d'Aleppo (Pinus Halepensis). Nelle zone dove esistono pinete abbastanza fitte (punta del faro di Portofino) il fitto strato di aghi che acidifica il terreno limita lo sviluppo di altre specie vegetali. Dove i pini sono meno fitti si sviluppano specie vegetali tra quelle citate in precedenza per la lecceta che, tuttavia, possono apparire meno vigorose e più sofferenti per la maggiore insolazione e la limitata disponibilità di substrato.  Particolarissimo l'adattamento del pino d'Aleppo che è in grado di vivere sulle rocce in condizioni estreme. Un esempio delle capacità di sopravvivenza di questa pianta è visibile lungo la litoranea che collega S. Margherita Ligure a Portofino dove un esemplare sopravvive, ormai da molti anni, sopra uno scoglio, separato dalla linea di costa. Sulle scogliere sono state individuate anche alcune palme nane della specie Chamaerops humilis. Tuttavia non è certo si tratti di esemplari naturali vista la presenza sul promontorio  di giardini dove questo tipo di palma è ampiamente coltivata. 

   

Gli animali della costa (sino e poco sotto al livello del mare)

In prossimità della costa le specie animali molto ben rappresentate sono certamente gli uccelli con i comuni gabbiani, alcuni rapaci e numerose altre specie stagionali e minori. I mammiferi sono presenti con qualche roditore soprattutto nelle zone a maggiore copertura arborea (zone C).
Tra le specie che si avventurano sulle rupi scoscese, pur non essendo tipicamente specie costiere, vi sono invece numerose capre ormai inselvatichite che, soprattutto nel fronte sud presso S. Fruttuoso di Camogli e Cala dell'Oro, si possono scorgere in piccoli branchi.
Le grotte a pochi metri dal mare possono venire utilizzate da chirotteri che al loro interno trovano riparo e cibo, rappresentato da diverse specie di insetti. I rettili sono presenti nelle zone meno impervie con specie molto diffuse come le lucertole.
Gli insetti sono visibili nella fascia costiera con diverse specie tipicamente terrestri. In primavera non è difficile incontrare le farfalle svolazzare sopra le acque marine e la sera le lucciole molto vicine alla riva del mare. tra le farfalle che, seppur raramente, si possono osservare vicino agli arbusti della macchia la bellissima sfinge del corbezzolo (Charaxes Jasius), unico rappresentante del suo genere che vive su alcune coste del Mediterraneo ed in Africa..
Un particolare curioso rende l'idea sulle capacità di adattamento e sulla resistenza degli insetti: spesso sulle boe di delimitazione dell'area marina protetta a qualche centinaio di metri dalla costa si trovano vespe intente a realizzare i loro nidi, forse attirate dal colore giallo.
Alcune ricerche scientifiche ormai datate segnalavano inoltre che nelle pozze di scogliera era  presente un coleottero del genere Ochthebius, adattato alla vita in questi ambienti, che si nutriva di frammenti di alghe. Si tratta di un insetto che può aver risentito in maniera grave dell'inquinamento ambientale, anche se, recentemente, è stato identificato in alcune pozze presenti sulla scogliera meridionale del promontorio.

Tra la scogliera emersa e le acque marine vivono numerosi animali, la cui sopravvivenza è completamente legata al mare: sono soprattutto  granchi di diverse specie, molluschi e cirripedi. Lungo la zona interessata dalle maree si trovano anemoni, talvolta ricci e piccoli paguri.
Nelle pozze di marea si possono incontrare pesci, gamberetti, occasionalmente meduse trasportate dalle onde, molluschi e ricci. Questi ultimi pericolosissimi da adulti perché in grado di mangiare in poco tempo le alghe del delicato microambiente. Uno degli animali appartenenti al benthos marino molto mobile in prossimità della costa è il polpo (Octopus vulgaris). Spesso si sposta proprio vicino alla superficie alla ricerca dei granchi che costituiscono le sue prede preferite e talvolta può capitare, seppur molto raramente e prevalentemente nelle ore di buio, di vederlo uscire dall'acqua durante la caccia, spinto dalla sua notevole "fame".
 

La vita negli ambienti costieri è presente anche nella sabbia o sotto i ciottoli delle spiagge che si trovano in prossimità della zona in cui si infrangono le onde, dove vivono vermi e pesci piuttosto piccoli adattati a vivere tutta la loro vita senza effettuare grossi spostamenti. Spesso vicino a riva si possono osservare piccoli animali che spiccano salti; si tratta di crostacei anfipodi della specie Ligia italica molto comuni lungo i litorali.

   

La fauna terrestre costiera

Si è già visto che lungo il Promontorio di Portofino la zona costiera è abbastanza ristretta e non possiede particolari ambienti terrestri che siano estremanente diversi da quelli che si possono trovare all'interno del Parco Regionale di Portofino. Conseguentemente anche gli animali che talvolta si incontrano sulla costa costituiscono presenze occasionali, eccezion fatta per i piccoli roditori, scoiattoli rossi  compresi, presenti, questi ultimi,  nelle zone di pineta. Animali che si spingono sulle coste sono le volpi e i cinghiali, alla ricerca di alimento (resti di cibo, carogne) e le capre, alla ricerca di sale per il loro metabolismo. Molto presenti insetti e ragni, qualche rettile nelle zone assolate, perlopiù lucertole e biacchi (Hieropis viridiflavus), e molluschi (lumache) nelle zone più umide, oltre alla fauna associata alla terra (vermi ecc..). Tuttavia tra le fessure delle rocce assolate possono essere presenti alcune chiocciole, non specifiche di questi ambienti, come Helix aspersa, in grado di trascorrere i periodi sfavorevoli di forte insolazione chiusa nella sua conchiglia, in attesa di condizioni ottimali   Tra gli insetti sembra presente il dermattero Anisolabis maritima che vive lungo la scogliera dove esistono accumuli di detriti vegetali e di alghe di cui si nutre e anche l'insetto primitivo Petrobius maritimus. Molto cospicua, anche se occasionale e diversa da specie a specie, è la presenza di uccelli, come, di seguito, si avrà modo di osservare.

   

Gli uccelli nell'area marina protetta

Le falesie rocciose ospitano diverse specie caratteristiche di uccelli.

Tra i rapaci si osserva principalmente il falco pellegrino (Falco peregrinus), stanziale e con un paio di coppie nidificanti nel fronte sud del promontorio. È un rapace con colorazione grigio ardesia sul dorso, con gola e petto biancastri, quest'ultimo coperto da penne con strette linee scure. Ha il capo nero ad eccezione di una zona bianca a lato dell'occhio e coda grigiastra. Generalmente questo uccello si spinge a cacciare, a qualche chilometro dalla costa, uccelli migratori come la tortora o altri che arrivano in direzione della costa. Il metodo di caccia  è davvero spettacolare: colpisce quasi esclusivamente durante il volo, partendo da un nascondiglio  o volando alto in circolo prima di gettarsi verso la preda. È uno degli uccelli più veloci potendo raggiungere velocità prossime ai 300 km/h nelle fasi più rapide della picchiata. Un altro rapace che nidifica sulle scogliere rocciose è il gheppio (Falco tinnunculus). Si tratta di un uccello  più piccolo del falco pellegrino, anch'esso sedentario nidificante, che si nutre di piccole prede costituite in genere da lucertole e grossi insetti.I gabbiani, uccelli acquatici tra i più noti, si ritrovano lungo la fascia costiera con specie come il gabbiano reale mediterraneo (Larus michahellis). Si tratta di un uccello di grossa taglia, stanziale, presente con numerosi esemplari anche nelle città costiere. È riconoscibile, oltre che per le grandi dimensioni, perché ha becco e zampe totalmente gialle.

Il gabbiano comune (Larus ridibundus)  è generalmente specie migratrice presente  sul promontorio come svernante da settembre a marzo, che ritorna per nidificare all'inizio della primavera nei  paesi del centro e nord  Europa. Ha becco e zampe arancioni o rosso carminio e cambia piumaggio durante l'anno; in particolare alla fine del periodo invernale e in primavera (stagione riproduttiva) presenta sul capo un evidente "cappuccio" di colore marrone scuro. È specie altrettanto opportunista del gabbiano reale e ormai legata per la propria alimentazione anche a discariche di rifiuti.

Specie meno frequenti sono il gabbiano corallino (Larus melanocephalus), con becco e zampe rosse,  che si può osservare in branco  con gli esemplari della specie precedente,  ed il raro e occasionale gabbiano corso (Larus audouini), dal becco rosso e le zampe verde scuro.

Lungo il Promontorio di Portofino è facile incontrare, soprattutto da settembre a marzo il cormorano (Phalacrocorax carbo), dalla livrea scura con riflessi verdi e con la parte sotto il becco "gola" e le "guance" bianche. Nella bella stagione torna nelle acque costiere ed interne  del nord Europa per nidificare. Una specie simile, ma più occasionale, è il marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis), anch'esso di colore  nero con riflessi verdi che, nel periodo riproduttivo, è riconoscibile per un ciuffo sopra la testa. Le due specie, molto affini, sono abili predatori di diversi pesci e cacciano in apnea raggiungendo anche notevoli profondità.

Un altro uccello svernante è il beccapesci (Sterna sandvicensis)  che si osserva dai primi di novembre sino a febbraio. È poco più grande della Sterna comune (Sterna hirundo) e appartiene allo stesso genere. Esclusivamente pescatore, è bianco con la parte superiore delle ali grigia e ha un cappuccio nero sul capo con piume sfrangiate sulla nuca. Il becco è nero con la punta gialla e le zampe sono nere.

La berta minore (Puffinus yelkouan)  è un tipico uccello pelagico che in determinate condizioni e con particolari attrezzature (cannocchiale) si può osservare talvolta vicino alla costa. Nidifica nelle isole dell'Arcipelago Toscano. La strolaga minore (Gavia minore) è anch'essa rara e  può osservarsi vicino alla costa nel periodo invernale.

Tra  i rappresentanti della famiglia degli Anatidi si possono osservare nel mese di marzo  la marzaiola (Anas querquedula) che sosta talora nell'area protetta, mentre ai suoi margini (zone C) talvolta stazionano forme semidomestiche di germani reali (Anas platyrhynchos) provenienti dai centri  abitati del levante genovese.

Occasionalmente, durante i loro spostamenti da un corso d'acqua all'altro, anche alcuni esemplari di airone cenerino Ardea cinerea  possono presentarsi durante i loro spostamenti vicino al Promontorio di Portofino. Più frequenti sono invece in primavera e in estate gli avvistamenti di gruppi di garzette (Egretta garzetta)  che scelgono talvolta le zone di scogliera per riposare durante i loro spostamenti migratori.

Uccello tipicamente pelagico è invece la gazza marina (Alca torda)  che si può osservare raramente vicino alla costa da novembre a gennaio: si ciba prevalentemente di pesce azzurro. Anche il pulcinella di mare (Fratercula arctica)  vive in mare aperto ed è stato avvistato, seppur eccezionalmente, vicino alla costa del promontorio.

Nelle scogliere a picco sul mare è stata segnalata la presenza del corvo imperiale (Corvus corax), grosso uccello onnivoro tutto nero che compete per il territorio di caccia addirittura con la poiana (Buteo buteo), rapace piuttosto diffuso e conosciuto che nidifica nelle aree boschive.

Sulle spiagge, intenta a rovistare tra i ciottoli alla ricerca di molluschi e piccoli anellidi policheti,  si può osservare la cornacchia grigia (Corvus cornix), uccello lungo 40-45 centimetri, più piccolo del corvo imperiale. La cornacchia è diffusa in tutta Italia ed ha una dieta onnivora.

Per ultimi, tra gli uccelli tipici dell'ambiente di scogliera, si segnalano il passero solitario (Monticola solitarius), con il corpo blu e le ali grigiastre,  e il rondone pallido (Apus pallidus). Il primo è stanziale e nidifica tra le rupi inaccessibili, mentre il secondo è simile al rondone che si incontra nelle città ma ha un colore più chiaro tendente al bruno scuro. Generalmente il rondone pallido è presente da marzo-aprile a novembre. Durante alcune ricerche nella vicina toscana è stata inoltre riscontrata la morte di uccelli di questo tipo impigliati in fili da pesca utilizzati per la costruzione del nido. Un particolare curioso che fa pensare agli effetti indiretti e nocivi dovuti alle azioni dell'uomo. 

 

Adattamenti e sopravvivenza

Tutti gli ambienti costieri rappresentano luoghi estremi dove gli organismi più che vivere, sopravvivono. È il caso del pino d'Aleppo che, pur essendo una specie arborea è capace di svilupparsi, anche se spesso in maniera estremamente lenta e limitata, anche sulla sola roccia, a temperature elevate e in assenza, per lunghi periodi, di acqua. Durante i periodi sfavorevoli le piante della fascia costiera che vivono al di sopra della superficie delle acque riducono la traspirazione chiudendo gli stomi per evitare di perdere la preziosa acqua. Inoltre le foglie delle sclerofille mediterranee hanno cuticole spesse ed un mesofillo molto denso, formato da più strati di tessuto a palizzata, ciò fa sì che gli spazi intercellulari siano scarsi, creando difficoltà agli scambi gassosi.
La foglia viene così protetta da un'eccessiva traspirazione tuttavia, contemporaneamente, se ne riduce l'efficienza fotosintetica e quindi la capacità di crescita delle piante viene ridotta.
In condizioni di carenza idrica prolungata si può avere una vera e propria condizione di ‘riposo' estivo. Queste piante riprendono poi la propria attività fotosintetica in autunno o nel corso dell'inverno, dopo le piogge, in concomitanza con le giornate miti e soleggiate.

Gli apparati radicali delle sclerofille sono molto estesi e profondi in maniera da sfruttare tutta l'acqua presente nel suolo. In generale le foglie delle piante sono piuttosto piccole  (erica e pini) per limitare la traspirazione. In altri casi le specie vegetali possono contenere olii aromatici (Dittrichia viscosa) lattice (Euphorbia dendroides) o mucillagini con effetto pianta succulenta (Crithmum maritimum), o ancora avere foglie glaucescenti (biancastre) per riflettere i raggi solari (Jacobaea maritima).
Lungo la scogliera molte alghe della zona interessata dalla marea rimangono con i loro talli all'asciutto per ore. Anche questi vegetali sono  soggetti all'insolazione che riscalda i tessuti e tende a farli asciugare e rinsecchire. Per ovviare all'inconveniente alcune contengono sostanze mucillaginose che ritardano la disidratazione. Fortunatamente i continui moti del mare creano onde che bagnando con gli spruzzi questi vegetali ne abbassano la temperatura impedendone la morte sino al ripristinarsi delle ottimali condizioni di sviluppo. Gli animali della scogliera hanno ovviamente i loro sistemi per resistere a condizioni estreme, ma rispetto alle piante, alcuni hanno l'opportunità di potersi spostare. In generale le loro forme sono adattate a resistere a forti mareggiate: è il caso delle patelle, come (Patella ulyssiponensis) che realizzano nicchie sugli scogli adatte ad ospitarle e, una volta adese, diventano un tutt'uno con la roccia.
Ma è soprattutto all'interno delle pozze di scogliera o di marea che le condizioni per la vita non sono sempre ottimali. Si tratta infatti di ambienti che, in alcuni periodi dell'anno, devono sopportare squilibri rilevanti. I fattori in gioco sono diversi e interagiscono tra loro. Moto ondoso, maree, insolazione, piovosità concorrono a modificare i parametri fisico chimici dell'acqua contenuta nelle pozze. Così oltre alla temperatura può variare anche la concentrazione dei sali disciolti nell'acqua e quella dell'ossigeno.
Gli animali hanno diversi sistemi per sottrarsi a condizioni limite o comunque hanno la capacità di adattarvisi, almeno in parte. Le piante però sono invece costrette a restare dove sono e quindi, per sopravvivere, non devono essere molto delicate.