I cordai

 

Si è visto come in passato alcune attività costituissero l'indotto della pesca. Nel Promontorio di Portofino e nelle zone limitrofe ad esso esistevano cantieri navali dove si costruivano barche da pesca, mulini grazie ai quali veniva  macinata la corteccia di pino per la concia delle reti, e cordai chiamati anche cordaioli.

L'industria delle corde era fiorente in Liguria e non solo per la realizzazione di corde e reti da pesca, ma anche per la fabbricazione di sagole, gomene e grossi cavi per le navi mercantili e da guerra.

A volte non ci si rende conto dell'importanza dei cordami ma questi sono sempre stati essenziali ed hanno consentito l'effettiva nascita delle attività legate al mare, e non solo, anche di quelle svolte a terra.

Oggi le antiche corde in fibra vegetale sono sostituite da quelle sintetiche, più facili da realizzare ma di simile resistenza; così il mestiere del cordaio tradizionale o cordaiolo è scomparso, mentre sino a metà del ‘900 era un lavoro svolto in quasi tutti i borghi del levante. Delle tante corderie industriali ne rimane invece solo una a Rossiglione, nell'entroterra di Genova.

I cordaioli erano attivi a Camogli, S. Fruttuoso (vedi riquadro della pagina successiva), S. Margherita Ligure, Rapallo, Chiavari, Lavagna e Sestri Levante, nonché in numerose frazioni dell'entroterra. A parte qualche cordaiolo della zona del Promontorio di Portofino che riusciva a sfruttare la lisca, per la produzione di corde veniva in gran parte usata la canapa, coltivata nella Pianura Padana, la fibra di Cocco Cocos nucifera, la Manilla Musa textilis e il Sisal Agave sisalana, ma anche il lino Linum usitatissimum e altre fibre.

Le corde che erano fatte dai cordai con la lisca ci danno un esempio di sfruttamento razionale delle risorse, infatti la specie vegetale, di cui si sfruttavano le tenaci foglie, non è stata danneggiata e sopravvive con numerosi e rigogliosissimi esemplari all'interno del Parco Regionale di Portofino.

Un'immagine dell'ambiente dove si sviluppa la lisca e, in primo piano, grossi e fitti cespi di quest'erba. La pianta cresce spontanea nei luoghi più assolati presenti sul Promontorio di Portofino

 

L'uso in corderia dei Saracchi o Tagliamani - Ampelodesmos mauritanicus Poiret Fam. Graminaceae (Lisca in dialetto genovese)

La lisca è  un erba diffusa sul Promontorio di Portofino e più a sud sino alla fascia costiera di alcuni paesi africani che si affacciano sul mediterraneo. Si presenta in cespugli densissimi, sino a oltre un metro di diametro e alti altrettanto, con culmi pieni, eretti e robusti. Ha foglie lunghe fino ad un metro che hanno la lamina piana larga 4-7 mm e margini tenaci, ruvido-taglienti. I fiori nascono in pannocchie lunghe 30-40 cm, tendenti al porporino.

Fornisce un materiale fibroso ricavato dalle foglie che serve per fare cordami, legacci, stuoie o tessuti grossolani. Con essa si realizzano corde molto resistenti alla salsedine, leggere, ma capaci di assorbire acqua e affondare, note un tempo come "cavi d'erba".A S. Fruttuoso di Camogli, sino ai primi anni '60 si producevano numerose corde di lisca. La richiesta di questi cordami proveniva essenzialmente da pescatori della Riviera Ligure di Levante. La lisca forniva una corda particolarmente morbida e maneggevole, impiegata dai pescatori a bordo dei gozzi per salpare il Tartanone o Ganglo. Con quest'attrezzo veniva effettuata un tipo di pesca a strascico con una sorta di sciabica recuperata da una barca adeguatamente ancorata.

La pesca con il tartanone

 

La rete veniva tirata a bordo e quindi le corde dovevano essere il più possibile morbide e maneggevoli per non stancare e rovinare le mani. La lisca si prestava bene a questo scopo e veniva usata inoltre per realizzare le reti della Tonnarella di Camogli. A S. Fruttuoso di Camogli tre famiglie erano impegnate contemporaneamente nell'attività di pesca e in quella di raccolta della lisca, mentre un'altra famiglia si occupava della costruzione di cordami. Le vecchie attrezzature sino a qualche tempo fa venivano ancora utilizzate per la preparazione dei cavi della Tonnarella, lavorando la fibra di cocco proveniente dall'India. La lisca è infatti una specie tutelata in tutta l'area del Parco Regionale di Portofino. 

Informazioni raccolte da Filo da torcere Guzzardi-Razeto ed. Associazione Culturale Storie di barche – Pieve Ligure (GE)