Saraceni

 

Dopo le invasioni i Longobardi, che avevano dominato la Liguria acquistando terre e castelli e lasciando proprie vestigia, furono scacciati da Carlo Magno che, verso la fine dell'800, creò Contee e i loro raggruppamenti, ossia le Marche. Per la Liguria tuttavia le notizie su questo periodo storico sono abbastanza frammentarie. Alla morte di Carlo, nell'814, l'istituto feudatario andò in frantumi e ogni Signore cercò di prevaricare sugli altri, anche su quelli da cui aveva ricevuto l'investitura. Fu il caso dei conti di Lavagna, in lotta tra loro e con il Marchese di Liguria. D'altro canto una nuova minaccia, che durerà sino al 1800 a fasi alterne e con picchi rovinosi come quello intorno al 1500, s'affaccia sul mediterraneo: i popoli Arabi e le tribù delle regioni africane costiere unite nell'Islam iniziano le loro scorrerie. Sono i Saraceni, seguiti come vedremo secoli dopo dai turchi; i nuovi nemici delle popolazioni dei borghi marinari di Italia, Francia e Spagna, impegnati a saccheggiare città e villaggi e a tradurne in schiavitù gli abitanti. Riguardo ai saraceni ancora oggi non si sa se la loro fosse una guerra o fossero solo semplici razzie, ma la vita delle popolazioni costiere e quindi anche degli abitanti del Promontorio di Portofino ne subì gravi conseguenze. Le genti cercarono di spostarsi verso l'entroterra e, nei borghi costieri, vennero costruite  case ravvicinate in modo da formare vicoli stretti, in grado di frenare i movimenti degli invasori dando la possibilità contemporanea di attaccarli dalle abitazioni.
Quasi ogni paese della costa fu invaso dai Saraceni, Barbareschi  o  Turchi, in diversi periodi storici.
Nell'anno 936 i Saraceni mossero, dopo un primo tentativo infruttuoso quattro anni prima, nuovamente all'attacco di Genova ed il 26 di agosto vi entrarono, mettendo a ferro e fuoco la città, approfittando del fatto che gran parte delle navi erano impegnate altrove, uccidendo e portando via parte dei sopravvissuti. L'attacco avvenne anche nei paesi rivieraschi; ad esempio a Pescino furono probabilmente distrutte abitazioni e le chiese di San Giacomo e S. Margherita. A S. Fruttuoso di Capodimonte (di Camogli) fu uno sterminio. Vennero danneggiate le mura, portati via gli oggetti preziosi e bruciati codici miniati e oggetti in legno, uccisi o costretti alla fuga i  monaci. La vendetta di Genova, che già a quei tempi  poteva disporre di una potente flotta fu rapida. non appena si seppe dell'accaduto le galee genovesi si misero alla caccia dei pirati e li raggiunsero e vinsero presso l'Isola dell'Asinara, riappropriandosi degli oggetti e liberando i deportati. Non si è tuttavia certi della completa o parziale veridicità degli eventi storici successivi al saccheggio di Genova e della riviera perché le fonti non sono sufficientemente attendibili.