Ma che bel parassita!

 

Nel mondo degli esseri viventi esistono numerosi casi di parassitismo. Si trovano infatti batteri, virus e animali, sia uni che pluricellulari, che parassitano altri animali e in molti casi ne fa le spese anche la specie umana. I funghi, come le muffe, possono parassitare i batteri, ma alcune specie sono comuni parassiti di alberi e ne provocano la morte in poco tempo. Questa loro attitudine non va vista come l’implacabile attività di un killer, ma al contrario come un attività selettiva, rivolta ad alberi vecchi o sofferenti allo scopo di favorire la rigenerazione dei boschi. Il mondo vegetale subisce attacchi anche da numerosi animali, come i mammiferi erbivori, che normalmente non vengono considerati parassiti, termine che invece finisce per essere attribuito a  molti insetti fitofagi (che si nutrono di parti di piante) che rodono le foglie o ne succhiano la linfa. I parassiti quindi sono organismi che vivono a spese di altri esseri viventi. Questa definizione in senso ampio può includere moltissimi organismi e in senso stretto solo quelli che hanno un rapporto quasi esclusivo con una specie ospite. Generalmente però si finisce per chiamare parassiti le specie fastidiose o particolarmente dannose o quelle che ci riguardano direttamente.

Esistono rapporti di parassitismo anche tra  vegetale e vegetale e sono più diffusi di quanto si pensi. Ecco una panoramica sulle specie presenti nella nostra flora, “abituate”, per sopravvivere, a sfruttare il “lavoro” di altri.

Certamente, la pianta parassita più nota è il vischio, molto rara in natura. La sua presenza non è nota sul Promontorio di Portofino anche se è segnalata in Liguria. In Italia, nelle aree coltivate, sembra che i contadini, per poterne disporre nel periodo natalizio, “innestassero” il vischio su alberi da frutto.

Secondo alcuni ricercatori, il vischio, a dispetto della sua fama, pare non essere un vero e proprio parassita perché, grazie alle sue foglie verdi, effettua la fotosintesi, mettendo a disposizione anche per la pianta ospite, nel periodo di riposo di questa (quando cioè è senza foglie), le sostanze sintetizzate sfruttando la luce solare. Si tratta comunque al massimo di una pianta emiparassita (parassita solo in parte), che in rari casi può uccidere il suo ospite, ma solo se quest’ultimo è già sofferente.

A tutti sarà capitato di veder spuntare tra il fogliame del sottobosco o direttamente dalla terra nuda strani steli fiorali, per nulla verdi e senza nessuna foglia intorno. Le piante che producono questi steli sono definite oloparassite (esclusivamente parassite) e per sopravvivere non traggono l’energia dalla fotosintesi, utilizzando le sostanze disciolte nel terreno, ma hanno strane radici capaci di “introdursi” nei tessuti di altri vegetali..

In parole povere, queste piante digeriscono i tessuti corticali esterni delle radici del loro ospite e con alcune propaggini cercano e trovano i vasi della pianta aggredita, poi, grazie ad organi assorbenti chiamati austori, iniziano a nutrirsi di linfa e ad assorbire l’acqua necessaria per la loro vita. Quelle più diffuse sono le piante del genere Orobanche, che comprende le “parassite” più conosciute. I loro steli fioriferi compaiono in primavera tra l’edera, nei boschi, ma anche nei prati e nei coltivi e portano curiosi fiori, di colore diverso da specie a specie e leggermente ricurvi. L’assenza di clorofilla e quindi di parti verdi è proprio un sicuro indice che queste piante siano parassite.

Le orobanche o “succiamele” possono essere parassiti molto specializzati, ma più spesso sono in grado di attaccare molte piante della stessa famiglia (es: leguminose). Il seme delle orobanche germina, pare, in risposta a stimoli legati a secrezioni della pianta ospite. In breve tempo si forma un piccolo tubero che prende contatto con le radici dell’ospite stesso. La pianta è tutta lì, ma i fiori che fuoriescono dalla terra sono spesso molto alti, con steli che possono raggiungere i 50 centimetri di lunghezza.

 

 

Succiamele minore (Orobanche minor).

 

La cuscuta è una piccola pianta parassita i cui  fusti somigliano ad un insieme di piccoli fili rossi che avvolgono le piante parassitate e che in estate si adornano di minuscoli fiori bianchi e campanulati. Questa pianta produce austori che si fissano al fusto dell’ospite e svolgono quindi anche una funzione di sostegno.  Da sempre è considerata un’infestante di alcune colture agricole, ma alcune specie si trovano anche in ambienti selvatici dove possono parassitare le piante di timo o di santoreggia.

 

 

I fiori della cuscuta (Cuscuta epithymum).

 

Anche specie di orchidee come Neottia nidus avis e Limodorum abortivum sono parassite di altri vegetali, così come  Monotropa hypopitys, una piccola ombrellifera boschiva.

Molte orchidee della nostra flora crescono e si sviluppano ottimamente grazie a rapporti simili a simbiosi con funghi presenti nel terreno, che garantiscono apporti di sali minerali ed acqua. Il parassitismo delle orchidee, soprattutto di Neottia nidus avis, sembra coinvolgere oltre che le piante ospiti proprio questi funghi simbionti. In ogni caso le piante parassitate sembrano non risentire negativamente della presenza delle orchidee.

 

 

Il fior di legna (Limodorum abortivum) cresce nelle pinete e nella macchia mediterranea.

 

Sulle radici del cisto (pianta della macchia mediterranea dalla vistosa fioritura) si insedia talvolta una pianta parassita, unico rappresentante nella nostra flora della famiglia delle Rafflesiacee. L’ipocisto (Cytinus hypocistis) è una pianta estremamente specializzata che parassita i cisti e cresce e si sviluppa sottoterra, direttamente sulle radici dell’ospite. Solo quando produce i fiori, molto caratteristici e dai colori sgargianti, gialli e rossi, lo si vede spuntare con questi ultimi qualche centimetro sopra il terreno. La pianta parassita, appena nata, può comunque andare incontro ad una fine tragica perché, dopo essere germinata, se non riesce a fissarsi ad un ospite, è destinata a soccombere.

 

 

La bella fioritura dell’ipocisto (foto R. Fiorentino).

 

Gran parte delle piante appartenenti al genere Odontites, insieme a quelle dei generi Thesium, Osyris, Melampyrum, Euphrasia, Pedicularis e Rhinanthus, vengono definite “emiparassite” come il vischio. Si tratta di vegetali che apparentemente vivono una vita “normale”; sono verdi e quindi effettuano la fotosintesi ed hanno radici simili a quelle di altre specie. Talvolta, però, lungo queste compaiono austori che appena si trovano nelle vicinanze di radici di piante ospiti si conficcano nei tessuti per prelevare nutrimento. Si tratta di un modo meno invasivo per parassitare altri vegetali  rispetto al parassitismo tipico delle specie precedenti.

 

 

Osiride (Osyris alba). Questa pianta cresce ai bordi delle leccete e nei boschi misti. I fiori sono seguiti da vistose bacche rosse.