Un bel “regalo” dell’agricoltura biologica

 

I benefici dell’agricoltura biologica non si discutono certamente, ma come per tutte le cose esiste spesso un rovescio della medaglia e purtroppo la logica del profitto, l’ignoranza e la superficialità non consentono di evitare grossi guai per l’ambiente.

L’agricoltura biologica, oltre che prevedere l’utilizzo di concimi naturali, si basa anche sulla lotta biologica, che sfrutta “meccanismi” ambientali secondo i quali gli animali fitofagi (che si nutrono di diverse parti di piante coltivate) hanno di fatto nel loro ambiente naturale predatori più o meno specifici. Utilizzando quindi i predatori si riescono a mantenere sotto controllo le popolazioni dei parassiti e questa cosa è più facile quando si opera all’interno di uno spazio ristretto e relativamente chiuso come quello definito da una serra. Ricordiamoci però che la serra non è sempre chiusa e gli scambi con l’ambiente esterno attraverso le varie aperture sono comunque garantiti.

Nelle serre, mosche  bianche, afidi ed altri piccoli insetti possono trovare cibo in abbondanza e riprodursi indisturbati e la lotta biologica all’interno è facilitata e dà ottimi risultati.

Oltre ad alcuni insetti neurotteri, come le crisope, i principali predatori di afidi sono le coccinelle, sia durante il loro stadio larvale che in quello adulto. La coccinella dai sette punti è stata portata ad esempio come “paladino” della lotta biologica, quando questa lotta era ai primordi, e ciò sembrava proprio la vera ciliegina sulla torta. Un nostro animale selvatico utilizzato nella lotta contro i parassiti delle piante: meglio di così!

 

 

La coccinella dai sette punti, una specie appartenente alla nostra fauna selvatica. (foto A. Viotto)

 

Thea 22-punctata, una specie appartenente alla nostra fauna selvatica.

 

Se non che oggi nelle nostre campagne e spesso nelle nostre case, perché la specie di cui parleremo ha pure l’abitudine di intrufolarsi all’interno delle abitazioni prediligendo gli interstizi delle finestre, troviamo una strana coccinella. Osservandola bene si nota che è più  grande delle “nostre” e la sua livrea varia, presentando colori e punteggiature diverse, o anche assenza di punteggiatura sulle elitre (le strutture che coprono le ali funzionali). Si distingue dalle coccinelle indigene  perché sul torace mostra una disposizione particolare di macchie, di solito nere, ma anche marrone chiaro su sfondo biancastro.

Si chiama coccinella arlecchino, questa nuova coccinella, ed è originaria dell’Asia. E’ una grande divoratrice di afidi ed è estremamente prolifica. Basta infatti che un raggio di sole scaldi le giornate anche a tardo inverno perché inizino gli accoppiamenti. Con queste prerogative non è difficile diventare una vera e propria specie infestante e nei paesi del nord Italia ha già realizzato invasioni autunnali, sembra causate da temperature elevate che hanno stimolato l’aggregazione di un gran numero di esemplari. Al sud invece qualche misterioso motivo limita il propagarsi  di questa specie di coleottero,

 

 

 

 

 

 

Alcune immagini della coccinella arlecchino (Harmonia axyridis) nelle quali si osservano livree estremamente differenti. Il nome volgare dell’insetto dipende proprio da questa caratteristica della specie.  (foto  5 di B. Mortola). Nell'ultima foto in basso la larva di questa coccinella

 

Il problema delle sue  maggiori dimensioni e dell’elevata capacità riproduttiva rende questa coccinella in grado di “spodestare” le coccinelle nostrane, competendo con loro per le fonti di cibo e in qualche caso anche mangiandosele. La coccinella arlecchino è in grado di predare anche uova e larve di molti insetti ed in particolare delle utili crisope, mangiatrici a loro volta di afidi. Secondo alcuni sembra sia addirittura capace di mordere l’uomo, pur senza gravi conseguenze.

Anche se passa quasi inosservata, la presenza di questi insetti è  divenuta un vero e proprio problema ambientale, ormai impossibile da sanare. Oggi i rivenditori hanno sospeso la vendita di queste coccinelle, tuttavia non per il rispetto dell’ambiente, ma solo per il motivo che, se disturbate, le “arlecchino” producono un liquido puzzolente e tossico a base di isopropilmetossipirazina.

Infatti, nonostante il danno ambientale venga ignorato, esiste un grosso danno economico causato da questi insetti, che si rifugiano nei vigneti ed essendo piccoli finiscono per essere schiacciati con i grappoli, rendendo il vino disgustoso ed inutilizzabile. Sembra che alcuni estratti di piante, come quello di  Nepeta cataria, agiscano da repellente per le coccinelle, ma se anche se il sistema funzionasse, il danno economico permarrebbe. Una vera lezione dalla natura, che non ricade tuttavia, se non per le mancate vendite,  sui produttori di insetti!

Per la lotta biologica viene anche utilizzato un piccolo coccinellide australiano, Cryptolaemus montrouzieri, certamente mendo diffuso della coccinella arlecchino, ma comunque ormai sfuggito dalle aree di coltivazione ed inserito più o meno stabilmente nell’ambiente. Si tratta di un predatore che attacca principalmente cocciniglie ed afidi anche se, essendo polifago, potrebbe attaccare altri piccoli insetti. Le sue piccole dimensioni e la non eccessiva diffusione sembrano renderlo meno insidioso per l’ambiente rispetto alla specie precedente.

 

  

Adulto e larva di Cryptolaemus montrouzieri.

 

Resta comunque da considerare la pericolosità dell’introduzione sul territorio di specie esotiche, non controllabili una volta sfuggite dall’area di coltivazione delle piante da proteggere. Pericolosità che sembra essere sottovalutata dagli organi competenti alla salvaguardia della natura, visto che questi animali vengono commercializzati e venduti più o meno liberamente, senza curarsi del loro impatto sull’ambiente. La “lotta biologica” non può prescindere dall’utilizzo di predatori, ma questi devono essere individuati tra le specie locali e quindi capaci di “dissolversi” nell’ambiente una volta terminato il loro ruolo. Oggi per esempio in commercio si trova la coccinella Adalia bipunctata o il neurottero Chrysopa carnea, ottimi predatori di afidi e insetti nostrani a impatto quasi nullo, nonché buoni esempi di una “lotta biologica” compatibile.

 

 

Una crisopa. Questi insetti sono ancora molto diffusi in natura, con diverse specie difficili da distinguere perché molto simili.

 

 

Larva di crisopa. Solitamente queste forme immature se ne vanno in giro ricoperte e mimetizzate dai resti delle loro prede.