I nostri pesci: i serranidi

 

Nei mari italiani i serranidi sono molti e non solo perché ne esistono specie diverse ma anche perché alcune di esse possono contare su elevati numeri di individui. Per chi si immerge anche solo con la maschera  non è difficile vederne alcuni, magari qualche serrano scrittura dalla livrea variopinta.

In un articolo di questa serie si è trattato ampiamente del serranide più famoso che vive nei nostri mari: la cernia bruna. Ovviamente questa cernia, che può raggiungere dimensioni veramente notevoli, non rappresenta l’unica specie presente nel Mar Ligure, ma sono stati osservati anche esemplari di cernia rossa ed esemplari di cernia di fondo, una specie di grosse dimensioni, che vive a notevoli profondità e si avvicina alla costa solo per riprodursi.

 

 

Cernia bruna (foto B&B Diving Center).

 

Cernia rossa (foto B&B Diving Center).

 

Ancora più grandi sono le cernie nere, che si trovano però lungo le coste mediterranee africane e dell’Italia del sud, e  più piccole  sono invece le cernie dorate, dall’inconfondibile livrea a bande trasversali. Queste ultime da qualche anno sono comparse anche nelle acque dell’Area Marina Protetta di Portofino. Va ancora ricordata la cernia bianca, una specie atlantica che sembra penetrare occasionalmente nel Mediterraneo e che comunque è stata catturata lungo le coste siciliane e pugliesi. Non è escluso che, con il potenziale riscaldamento delle acque dei mari, compaia anche lungo le nostre coste qualche esemplare appartenente alle specie più “meridionali”, come sembra sia avvenuto proprio nel caso della cernia dorata.

 

 

Cernia dorata o dotto (foto L. Capurro).

 

Danno il nome alla famiglia alcuni pesci dalle dimensioni minori che sono estremamente diffusi negli ambienti costieri. Molto comune e inconfondibile per la livrea coloratissima, lo sciarrano scrittura, così come lo sciarrano comune o perchia. Per correttezza va precisato che il nome volgare “perchia” è spesso utilizzato in diverse zone italiane per l’una o per l’altra specie, o ancora per entrambe e quindi  può dare origine a confusione. Inoltre queste specie hanno ispirato un’infinità di nomi volgari locali, come barchetta o “bolaxu”, e quest’ultimo termine a sua volta viene utilizzato nel volgo ligure per indicare chi “abbocca” facilmente a scherzi o truffe; abbocca facilmente un po’ come questi pesci, tra i più facili da catturare all’amo.

 

 

Sciarrano scrittura (foto A. Carbone).

 

 

Sciarrano comune (foto G. Risso).

 

Meno diffusa sotto costa è un’altra specie di dimensioni inferiori: lo sciarrano sacchetto. Gli esemplari di questa specie vivono infatti su fondi sabbiosi o fangosi e spesso a profondità maggiori.

 

 

Sciarrano sacchetto (foto M. Gambirasi, M. Muratore).

 

Lo sciarrano scrittura ha istinto territoriale e in quello che individua come territorio possiede diverse tane che utilizza alternativamente. Nonostante ciò è un pesce che si avvicina incuriosito ai subacquei e quindi può essere fotografato facilmente. Anche se può sembrare strano la sua è una livrea mimetica, nonostante la vivacità dei colori. Ciò perché le macchie e le bande grossolane non consentono ai predatori né alle prede di individuare con precisione i contorni del suo corpo e quindi di comprenderne l’orientamento e la posizione precisa nello spazio (colorazione distruptica).

Se le cernie possono cambiare sesso (da femmine a maschi) in ragione della loro età o del peso, gli sciarrani hanno solitamente ghiandole riproduttive mature contemporaneamente (ermafroditismo sincrono), potendosi così comportare sia da maschio che da femmina. Resta però l’impossibilità che avvenga l’autofecondazione (ermafroditismo insufficiente). Questi pesci si riproducono tra la primavera e l’estate. La territorialità degli sciarrani li porta a vivere isolati, tranne proprio nel periodo riproduttivo quando formano coppie occasionali o permanenti. Sembra poi che gli individui che compongono la coppia, comportandosi alternativamente sia da femmine che da maschi, si garantiscano reciprocamente una numerosa e vitale progenie.

Come le cernie questi pesci hanno una bocca piuttosto grande e predano piccoli pesci, molluschi e crostacei. Sembra poi che lo sciarrano scrittura abbia anche l’abitudine di convivere con i polpi, spazzolando i resti del cibo dei molluschi.

Tra le gorgonie e i coralli in profondità, o occasionalmente tra le fronde della posidonia, si muovono alcuni serranidi dalle dimensioni modeste, intorno ai 10 – 15 centimetri. Sono le castagnole rosse. La loro livrea somiglia a quella di alcune specie tropicali. Sono solite spostarsi in banchi, all’interno dei quali si trovano molte femmine ed un solo maschio dominante. Da questo punto di vista le castagnole rosse sono più simili alle cernie che agli sciarrani e inoltre, come le prime, nascono femmine e divengono maschi con l’età e nel caso che questi ultimi “scarseggino”.

Le castagnole hanno abitudini notturne e si cibano di crostacei e piccoli pesci.

 

  

Castagnola rossa (foto L. Capurro).

 

Sino a qualche tempo fa anche la spigola o branzino era inserita in questa famiglia, ma attualmente e più correttamente viene oggi considerata nella famiglia dei Moronidi.

I serranidi, diffusi dalla superficie sino a notevoli profondità e quasi esclusivamente carnivori, hanno ruoli ecologici importanti come predatori di specie animali di piccola e media taglia. A ciò si può aggiungere che le colorazioni di molte specie sono estremamente belle perché vivaci e complesse (addirittura cangianti nel caso delle cernie), rendendo questi pesci una delle maggiori attrazioni per chi si immerge nelle nostre acque marine.