Più forti del mare

 

Vi sono periodi dell’anno, come l’autunno, nei quali si verificano intense mareggiate. In questo articolo parleremo quindi di chi riesce a vivere, cibarsi e riprodursi, sfidando la straordinaria forza delle onde.

Quando le mareggiate violente colpiscono i litorali, il turbinio delle acque si sviluppa parzialmente anche in profondità, ma la violenza e la potenza delle  onde interessa  prevalentemente le rive e le zone interessate dall’oscillazione della marea. Per questo sono soprattutto gli abitanti della scogliera a subire le maggiori sollecitazioni.

Si tratta di organismi molto particolari, dalle forme adattate a resistere a forti pressioni esterne. Certamente i più temerari vivono vicino alla superficie marina, dove le onde sono violente e tendono a scalzare qualunque cosa. In più, in prossimità di fondali di ciottoli, il moto delle onde scaraventa spesso anche le pietre sulla scogliera, con forza quasi esplosiva.

Quindi, chi resiste in queste zone, deve essere piuttosto corazzato ed avere una forma tale da attutire gli urti con l’acqua. Patelle e denti di cane vi riescono molto bene, con la loro forma conica, più o meno accentuata, ed i loro gusci robusti.

Le patelle sono molluschi che si vedono solitamente sugli scogli. Durante la completa emersione si chiudono ermeticamente e mantengono acqua all’interno del guscio. Riescono a farlo perché sono munite di un robusto “piede” (la parte del corpo che molti molluschi utilizzano per muoversi), che funziona da ventosa, perché sono in grado di secernere una sostanza vischiosa, che consente di far aderire ottimamente la sottile estremità della conchiglia alla roccia, e anche perché, durante il loro sviluppo, erodono un punto sullo scoglio in modo che il loro guscio combaci perfettamente con la superficie rocciosa.

Sono animali pigri che tendono a restare immobili. Quando sono bagnati dagli spruzzi mantengono sollevato il loro guscio per poi abbassarlo immediatamente al primo cenno di pericolo.

Le alte maree, che bagnano gli scogli, creano le condizioni ottimali per il movimento di questi animali. E’ quello infatti il momento che i molluschi prediligono per muoversi, e così scendono in mare per trovare cibo, costituito per la gran parte da alghe incrostanti, “raschiate” dal fondale grazie ad un apparato chiamato radula.

Non si allontanano mai troppo dalla loro “casa” sugli scogli (al massimo 1-2 metri), e, al loro ritorno, possono ritrovarla “captando” i segnali chimici delle sostanze contenute nel muco che hanno deposto all’andata.  Alcuni ricercatori hanno inoltre scoperto che il muco prodotto durante gli spostamenti ha un’azione stimolante sulla crescita delle alghe.

 

 

Una patella si muove alla ricerca di alghe sul fondale.

 

I denti di cane o ctamali sono invece crostacei cirripedi. In parole povere hanno le zampe trasformate in cirri, e vivono all’interno di un “guscio” conico, formato da diverse placche addossate le une alle altre. All’apice del loro particolare rifugio vi è un forellino o opercolo, che questi animali  sono capaci di chiudere ermeticamente grazie a valve composte da altre due placche unite.

La vita di questi organismi è influenzata dalle condizioni esterne, perché, dopo essersi fissati in un punto preciso sulla roccia, vi permangono per tutta la loro vita.

E’ quindi essenziale per la loro sopravvivenza il ripetersi dei movimenti del mare, in particolare per quegli individui  che sono collocati molto in alto rispetto alla superficie delle acque marine. Ctamali distribuiti anche in aree relativamente distanti dalle acque marine, sono indicatori di zone soggette a intensi moti del mare.

Quando le onde e gli spruzzi raggiungono e sommergono questi piccoli organismi, è giunto il momento di estroflettere i cirri per catturare le particelle alimentari in sospensione nelle acque marine.

Come le patelle, gli ctamali sopravvivono all’asciutto mantenendo all’interno del guscio, chiuso ermeticamente,  un po’ di acqua marina, in attesa di condizioni più favorevoli.

Questi animali sono piuttosto piccoli e talvolta si sviluppano addossati gli uni agli altri sugli scogli. A dispetto delle dimensioni, la loro vita può essere estremamente lunga:  possono raggiungere infatti i quarant’anni di età.

 

 

Gli ctamali vivono spesso addossati gli uni agli altri, e tra essi sono presenti anche gusci vuoti.

 

Le alghe della zona interessata dalla marea, che quindi vengono colpite con forza dalle onde, sono di diverse specie e tra le più particolari vale la pena citare i Lithophyllum, che formano strutture calcaree molto robuste.

 

 

I talli calcarei dell’alga Lithophyllum byssoides.

 

Più in basso, nella zona costantemente immersa, le alghe possono risentire meno del moto ondoso. Qui si osservano vegetali dalla struttura estremamente elastica, quasi fatta per resistere all’incessante movimento del mare.

Alcuni licheni riescono a sopravvivere nella zona battuta dalle onde delle mareggiate e la cosa è anche più straordinaria se si pensa che si tratta di organismi sostanzialmente “terrestri”. Si possono osservare come placche nerastre aderenti agli scogli, abbastanza insignificanti ma incredibilmente resistenti.

Sulla scogliera emersa alcuni vegetali “terrestri” sfidano il mare e non solo. Si tratta di specie molto resistenti e tra le più vistose vi è certamente il pino d’Aleppo e il leccio.

Chi si spinge poco sopra le acque marine e vive sugli scogli, resistendo alle ondate, è però il finocchio di mare, soggetto inoltre ad insolazione, vento e salmastro, con foglie coperte da una cuticola impermeabile, quasi un velo, che limita di fatto la traspirazione.

In realtà la sua parte aerea, con fusti e foglie carnosette, seppur elastica, si spezza con facilità ma questa pianta è dotata di un notevole apparato radicale, capace di produrre nuove parti aeree. Il finocchio, tra l’altro,  affida spesso i suoi semi al mare, dotati di un pericarpo spugnoso che ne consente il galleggiamento. Questo raro caso di disseminazione dovuta al mare consente alla pianta di colonizzare nuovi tratti di scogliera.

 

 

Il finocchio di mare in fioritura.

 

Vale la pena citare ancora un piccolo vegetale, chiamato lino d’acqua e piuttosto raro, che non presenta particolari adattamenti per resistere alle onde ma che prospera, come a Punta Chiappa, molto vicino alle acque marine. E’ proprio su substrato salmastro che riesce a prosperare, e quindi vicino alla riva del mare trova l’ambiente ideale, anche se talvolta un po’ movimentato, in cui vivere e riprodursi.

 

 

I piccolissimi fiori del lino d’acqua.

 

In fondo gli abitanti del mare e delle coste sono abituati alle mareggiate, a differenza dell’uomo che ne subisce gli effetti negativi, non considerando che spesso li ha favoriti con l’alterazione e la cementificazione dei litorali.