I Benedettini a Capodimonte e la leggenda di Fruttuoso
La storia della Chiesa è ricca di leggende. Quella a lato della pagina ne è un’ulteriore prova. In realtà le origini effettive dell’insediamento religioso in quel di S. Fruttuoso di Camogli pare si possano datare intorno al VI secolo d. C. In quel tempo nel luogo dove oggi sorge l’abbazia risalente all’XI secolo, doveva trovarsi un primo agglomerato religioso dove i monaci dell’ordine benedettino vivevano seguendo la regola che chiedeva loro di non godere di troppi agi e li obbligava a non possedere nulla di proprio.
Copiavano i libri per moltiplicarli e ciò che producevano artigianalmente doveva servir loro o veniva venduto a poco prezzo, così come i prodotti che ricavavano dalla terra.
La preghiera e il lavoro dei benedettini consentì di estendere la religione nei territori limitrofi, grazie ad un ordinamento religioso che seguiva quello romano. Nei Municipium nacquero così le diocesi con a capo un vescovo; nei Pagus una pieve affidata ad un arciprete e nei Vicus una cappella retta da un prete.
Stava tuttavia avvicinandosi uno dei periodi più bui per la storia della civiltà, i barbari infatti erano ormai giunti in Italia e si sarebbero verificate nuove invasioni, portando morte e distruzione nei borghi italiani e dopo, anche dal mare, sarebbe giunta una nuova minaccia.
LA LEGGENDA DI FRUTTUOSO
Nell’anno del Signore 262, essendosi consumato il martirio de’Santi Fruttuoso, Augurio ed Eulogio, bruciati vivi nell’anfiteatro di Tarragona, furono le reliquie de’ loro corpi, avanzate dal fuoco, da’ Christiani piamente raccolte, servandosi ciascheduno d’essi la parte sua; fino a che, apparso Fruttuoso a’ suoi discepoli, li avvisò che le dovessero unire, per trasportarle a terra di oltremare. Per la qual cosa due di essi, Giustino e Procopio, preti, obbedendo ai santi comandamenti, ritirarono le reliquie, e presi seco Pantaleone e Marziale, diaconi, s’avviarono alla riva del mare, ed entrati essi due in una navicella, cominciarono a navigare verso il luogo da Fruttuoso indicato. Ora, avendo navigato due giorni con prosperi venti, parlò prete Procopio a prete Giustino, dicendo così: Ecco che noi navighiamo da due giorni e non sappiamo il luogo dove vogliamo andare. A cui rispose Giustino dicendo: Fatti animo, fratello mio; il luogo è prossimo a esserci mostrato dal Signore. E, avendo navigato per tutta quella notte, e fatta grande orazione al Signore, presso al canto del gallo disse prete Giustino: Fa di vegliare, fratello mio, e abbi l’animo alla navicella, imperocché il sonno mi prende. A cui disse Procopio: Dormi in pace , imperocché io veglierò fino al mattino. E dormendo prete Giustino, ecco l’Angelo del Signore gli apparve nel sonno, dicendo: Voi siete incerti del luogo al quale Fruttuoso vescovo vi ingiunse di andare: per questo io sono stato mandato a voi, per mostrarvi il luogo e ciò che voi dovete fare. E vi dico che, laddove in prima vi apparirà un gran monte, quivi è il luogo. Ma un drago pestifero dimora in quel monte in una caverna, il quale già molte navi e molti corpi umani sommerse nelle onde del mare. Ora io son mandato dal Signore a questo fine, di cacciare dalla caverna del monte il drago, per i meriti dei beatissimi martiri Fruttuoso, Augurio e Eulogio, le cui reliquie si hanno a depositare colà; e lo legherò nell’abisso, affinché uomo alcuno non ne sia mai più offeso. Epperò voi, quando udirete tuoni e vedrete folgori, non dubitate; chè in quel momento io scaccerò il drago dal monte e lo precipiterò nell’abisso. Quando poi, al mattino, sarete pervenuti alla spiaggia, dove è una valle nel mezzo del monte, scendete; ivi, presso al lido del mare, nella parte di verso tramontana, troverete una fonte che scaturisce di sotto ad un sasso; e sopra questo medesimo sasso è un poco di spazio; e quivi, in onore di Dio e in memoria dei Santi Martiri Fruttuoso, Augurio e Eulogio, fabbricate una chiesa e riponetevi con onore e diligenza le loro reliquie. Quanto a voi, studiatevi di servire a Dio fino a tanto che siate usciti di cotesto corpo; e, se persevererete ne’ suoi comandamenti, riceverete la vita eterna, come l’anno ricevuta i vostri fratelli.
E questo dicendo, partissi l’Angelo da loro; e tosto Giustino svegliatosi, manifestò ogni cosa a Procopio. Allora tutti e due insieme benedissero il Signore che, per mezzo dell’Angelo, li aveva visitati.
Ed essendo grande serenità di cielo, subitamente cominciarono le folgori a balenare, e a muggire i tuoni, e un oscura caligine ricoprì la cima del detto monte; e fattosi un gran baleno, videro il dragone cacciato della caverna dall’Angelo, e legato e precipitato nel profondo del mare. Venuto poi il giorno, si trovarono presso la riva, proprio nel luogo che era stato loro dall’Angelo rivelato, e, scesi di nave, benedissero il Signore che salvi, etc. Avendo di poi cominciato a camminare lunghesso il mare, trovarono la fonte; e, saliti che furono e visto lo spazio, trovarono ivi i tre leoni che segnarono tutto in giro le fondamenta, nel modo che dovevano fabbricare la chiesa; e, poscia che i leoni ebbero veduto i servi di Dio venire a quel luogo, piegato il collo e agitando la coda si avvicinarono a leccar loro i piedi. Allora essi, postisi in orazione, benedissero il Signore; e quando si furono levati, i leoni erano scomparsi: E quivi dedicarono la chiesa in onore dei santi, e riposero le loro reliquie; e Giustino e Procopio vi finirono la loro vita in servizio di Dio. La chiesa fu dedicata il primo giorno di Maggio.
ALTRI DATI SUL SANTO (da Santi e Beati)
Martirologio Romano: A Tarragona nella Spagna Citeriore, passione dei santi martiri Fruttuoso, vescovo, Augurio ed Eulogio, suoi diaconi: sotto gli imperatori Valeriano e Gallieno, dopo aver confessato la loro fede al cospetto del procuratore Emiliano, furono condotti nell’anfiteatro, dove, rivolta a chiara voce dal vescovo verso i fedeli presenti una preghiera per la pace della Chiesa, portarono a compimento il loro martirio gettati tra le fiamme e pregando in ginocchio.
La Spagna, terra di martiri anche recenti, vanta una tradizione di eroismo cristiano che risale ai primi secoli., come attesta la “passione” dei Santi Fruttuoso, Augurio ed Eulogio, forse il primo documento storico sulla persecuzione anticristiana arrivato fino a noi. Una tradizione che sconfina nella leggenda attribuisce il primo annuncio del cristianesimo in questa terra direttamente all’apostolo Paolo. Certo è che nel terzo secolo la Chiesa nella penisola iberica è consolidata e ben impiantata. Sulla cattedra episcopale di Tarragona siede il vescovo Fruttuoso, di cui non conosciamo l’età e neppure la durata dell’episcopato, anche se dalla popolarità e dalla stima di cui gode, e che traspaiono dal racconto del martirio, possiamo desumere non fosse troppo giovane e comunque alla guida di questa chiesa da un periodo sufficiente a farsi conoscere ed apprezzare anche dai pagani. Nel primo pomeriggio di domenica 16 gennaio dell’anno 259, all’ora della siesta, alcuni soldati bussano alla porta del vescovo, che li accoglie in pantofole nell’ingresso di casa. E’ appena stato emanato il secondo editto dell’imperatore Valeriano contro i cristiani e i soldati sono stati inviati con il preciso scopo di accompagnare il vescovo Fruttuoso davanti al console Emiliano. Gli viene concesso di posare le pantofole e di calzare un paio di scarpe e insieme a lui portano via anche i due diaconi, Augurio ed Eulogio. Che non si tratti di una semplice convocazione, ma di un arresto in piena regola, lo dimostra il fatto che i tre vengono subito rinchiusi in carcere.. I cristiani tarragonesi non abbandonano il loro vescovo e non si vergognano di lui: fanno anzi la fila per andarlo a trovare e a portargli un po’ di viveri, e tutto questo movimento probabilmente induce il console ad accelerare i tempi del processo. Senza contare che Fruttuoso non cessa neppure in cella di esercitare il suo ministero: di sicuro si sa che amministra un battesimo, ma è probabile che abbia anche confessato fino all’ultimo. Cioè fino al venerdì successivo, 21 gennaio, quando Fruttuoso e i suoi due diaconi, vengono portati in tribunale. La loro testimonianza è limpida e coraggiosa, resa con una serenità ed una forza che impressionano. Li condannano ad essere bruciati vivi, quel giorno stesso, nell’anfiteatro. “Devo custodire nel mio animo l’intera chiesa cattolica che si espande da oriente a occidente”, risponde Fruttuoso a quei suoi fedeli che pretenderebbero da lui un ricordo particolare dall’aldilà. Su una catasta di legno si consuma lentamente e dolorosamente il loro sacrificio, mentre i tre martiri si sostengono a vicenda e cantano la loro fede fino all’ultimo. A sera, quando anche le ultime fiamme si sono spente, i cristiani si precipitano su quello che resta dei poveri corpi per accaparrarsi almeno una manciata delle loro ceneri, ma devono restituirle quanto prima, perché è lo stesso Fruttuoso ad esigerlo, apparendo in sogno a quei fedeli troppo devoti: quasi una prosecuzione “post mortem” del suo magistero, per tutelare la fede dei suoi cristiani da ogni forma di fanatismo o superstizione. Quelle ceneri, probabilmente sotto la spinta delle invasioni saracene, arrivano poi in Liguria, nella baia di Capodimonte, (dove da 50 anni è stata immersa la statua del “Cristo degli Abissi”) e tutt’ora sono conservate nell’abbazia dedicata a San Fruttuoso, il cui culto, probabilmente in virtù della dignità episcopale, ha finito per prevalere su quello dei due “poveri” diaconi Augurio ed Eulogio, caduti un po’ nel dimenticatoio.